mercoledì 3 febbraio 2010

DISOCCUPAZIONE: CHE FARE? di Betty Leone

In questa settimana il ministero dello sviluppo dovrà affrontare la crisi di numerose aziende (Omega, Alcoa, Fiat, Eridania, Merloni, Omsa ecc.).
Nel frattempo la Cgil denuncia un aumento vertiginoso delle ore di cassa integrazione, un miliardo in 15 mesi se si somma la cassa integrazione ordinaria con quella straordinaria, e Confindustria segnala che il dato della disoccupazione va calcolato tenendo conto anche dei cassintegrati e quindi raggiunge il 10,1%, valore superiore alla media Europea.
Questi dati non solo smentiscono l’ottimismo del Governo ma dicono che gli industriali italiani non credono sia possibile rioccupare gli attuali cassintegrati.
Del resto il sistema produttivo Italiano era già debole per mancanza di politiche industriali nazionali e per la scelta di competere più sul costo del lavoro che sulla innovazione e la qualità dei prodotti, perciò subisce ora la crisi internazionale con minori capacità di reazione degli altri paesi Europei che almeno difendono le proprie imprese nel tentativo di contenere la perdita di posti di lavoro.
l nostro Governo  naviga a vista ed è incapace di cogliere la portata della crisi del modello di sviluppo basato sul consumismo e l’accumulazione finanziaria e sa solo immaginare opere faraoniche, come il ponte sullo stretto di Messina, o pericolose, come la costruzione di nuove centrali nucleari. Intanto le cronache quotidiane ci parlano di lavoratori che salgono sui tetti, fanno lo sciopero della fame e provano ad immaginare forme di lotta che attirino l’attenzione sulla loro condizione. Infatti la chiusura di imprese industriali, artigiane, commerciali piccole e grandi è così frequente da non costituire più notizia.
Quando poi la perdita del posto di lavoro significa povertà, mancanza di prospettive e di dignità si può perdere ogni speranza, come è successo al giovane disoccupato di Bergamo che si è ucciso dandosi fuoco. Niente, più di questa morte, può testimoniare la devastazione sociale prodotta dalla mancanza di lavoro. Non c’è più tempo da perdere:è necessario proporre un piano organico di intervento che assuma tre impegni: la piena occupazione, il superamento del precariato, la restituzione di dignità al lavoro e ai lavoratori.
Bisogna avere il coraggio di affermare che è possibile la piena occupazione se si difendono gli insediamenti produttivi usando la cassa integrazione come sostegno per la riconversione produttiva e non come anticamera del licenziamento, se si concedono incentivi solo alle imprese che mantengono occupazione, se si incentiva l’uso e la produzione di energie alternative, se si investe sulla prevenzione ambientale e la manutenzione del territorio, se si impegnano risorse per allargare il sistema dei servizi sociali e per qualificare la ricerca, l’educazione e la formazione.
Bisogna avere il coraggio di dire che la precarietà del lavoro non è una necessità a fronte della competizione internazionale o della scarsità di risorse ma è piuttosto una delle cause della crisi economica perché produce dequalificazione del lavoro e riduzione dei redditi a scapito dell’innovazione e della domanda interna. Perciò è necessario contrastare il dilagare dei lavori precari sia per via legislativa, riducendo le tipologie di lavoro possibili, unificando i diritti del lavoro, contrastando la frammentazione delle imprese, sia per via contrattuale aumentando il controllo sindacale sull’organizzazione del lavoro.
Bisogna infine affermare con forza che il lavoro non è solo un elemento economico ma è fattore fondante della dignità umana, come è scritto nella nostra Costituzione, e perciò deve essere al centro di ogni buona politica. Lottare contro il lavoro nero, contro lo sfruttamento degli immigrati, contro l’estensione del lavoro minorile attraverso l’abbassamento a 15 anni per l’accesso all’apprendistato, battersi per l’estensione della democrazia nei posti di lavoro e per impedire la definitiva approvazione del DL1167 che supera nei fatti l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, significa restituire dignità a chi lavora e gettare le basi per uno sviluppo fondato sulla PIENA E BUONA OCCUPAZIONE.
Si obietterà che per mettere in atto un piano così ambizioso c’è bisogno di molte risorse; si può rispondere che è possibile avere più risorse pubbliche tassando le rendite e le transazioni finanziarie e che è possibile anche ridistribuire diversamente le risorse disponibili se si cambiano le priorità di spesa. Lo hanno dimostrato le Regioni virtuose, come la Puglia ,che, nonostante le difficoltà di bilancio, hanno cercato di sopperire alle carenze del Governo stanziando fondi per sostenere il reddito dei disoccupati, per sostenere le imprese in difficoltà, per contrastare il precariato e il lavoro nero.
Senza dubbio è questo il tema centrale della campagna di Sinistra Ecologia Libertà per le elezioni Regionali; i nostri candidati si impegneranno a destinare risorse congrue alle politiche del lavoro per superare la crisi senza aumentare la povertà e compromettere il futuro.

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