Per Fabio Mussi la vittoria di Vendola è «talmente clamorosa per quantità e qualità» da non avere bisogno di interpretazioni sofisticate. «Può essere un punto di rottura perché quando votano 200mila persone e hai il 70% dei consensi certo c’è la sinistra ma c’è anche tanto Pd. Direi che è nata una stella».
Vendola si è guadagnato sul campo una leadership anche nazionale. Chi diceva «con lui vince la destra» sbagliava. La partita delle regionali è aperta. Ma è un risultato che rilancia la sinistra in tutta Italia. Una sinistra che si ricostruisce, non separatista, che si mette al servizio di un progetto di alternativa e di ricostruzione del centrosinistra che non sia la nursery di qualche pezzo sopravvissuto della Dc.
Conosci D’Alema da innumerevoli anni. La vittoria di Vendola è una sua sconfitta?
Mi sorprende la gestione dilettantesca della questione pugliese da parte del Pd. C’è un problema di metodo e di leadership. Ma come si fa a chiedere al presidente uscente di togliersi dalle scatole senza dare neanche un giudizio su quello che ha fatto? Gli hanno detto: levati di mezzo, ora tocca ai professionisti. Poi hanno provato con Emiliano e infine hanno riproposto Boccia. Intendiamoci, sono sospettoso delle primarie perché spesso sono state una scelta sulle persone e non sui contenuti. Però è insopportabile che le primarie siano a disposizione del principe che decide lui quando si fanno o no. Era evidente che in Puglia fossero l’unica soluzione pulita ed è stato un errore negarle fino all’ultimo. Vendola non ha fatto il Loiero, ha detto facciamole e accetterò il risultato. Questo lo ha rafforzato molto.
Che conseguenze immagini per il Pd?
Se si guarda alla politica con lo sguardo più lungo emergono molti interrogativi. Dopo il ‘98 l’Ulivo fu sciolto a Gargonza nel nome di un’idea socialdemocratica. Poi si perdono le elezioni del 2001 e allora nacque l’Unione: tutto il centrosinistra unito attorno a un programma di governo. Nel 2006 le elezioni si vincono per un soffio e si entra nella tempesta perfetta. Si sciolgono i partiti e si arriva al discorso del Lingotto di Veltroni, che è l’atto di morte precoce del governo Prodi, perché quando il partito di maggioranza dice «dalle prossime elezioni si va da soli» il governo è finito. Io ringrazio ancora gli dei per non avere aderito al Pd, ne vedevo la deriva a destra e l’idea di un blairismo fuori stagione… comunque, quando nacque dissero basta con le coalizioni confuse, bipartitismo, autosufficienza, primato del programma. Il Pd sbarca sinistra e socialisti, salva Di Pietro e radicali e nel 2008 prende il 33%. Un anno dopo ha preso il 27%, 4 milioni di voti persi. Fallita l’autosufficienza dicono «contrordine compagni», il bipartitismo non serve, c’è bisogno di un’alleanza strategica con l’Udc, senza peraltro che la politica craxiana dell’Udc lo richiedesse. Uniamoci a prescindere, come viene viene. Beh, Occhetto fu accusato di essere ondivago ma qui siamo al maremoto. Le alleanze si possono fare ma serve un’idea politica, se le fai solo per sommare i voti ti ammazzano.
Non c’è solo Vendola. Anche Bettin a Venezia è al 35%. La sinistra è scomparsa ma se trova i candidati giusti conquista buona parte del centrosinistra.
Abbiamo preso botte tremende ma alle europee abbiamo avuto due milioni di voti, più del 6%. Ce ne sono tanti di più nell’astensione. Spes contra spem, non può non esserci un campo, una forza, un partito, che non sia come la Linke. Il Pd non è in grado strutturalmente di rappresentare la sinistra.
Sinistra e libertà si trova al confine. Guardate più al Pd o alla vostra sinistra?
Mi aspetterei non dico un «big bang» ma un grande rimescolamento. Intanto lavoriamo a costruire una sinistra, mi auguro che il Pd ritrovi la strada che ha perso. Non sono per il tanto peggio, sono per il tanto meglio. Dobbiamo battere la destra.
Che ne sarà del dialogo con il Prc e i comunisti?
Li rispetto ma una linea puramente identitaria non porta avanti. In Puglia Rifondazione si è spesa molto ma dubito che tutta la sinistra possa ritrovarsi sotto gli antichi simboli. Dobbiamo tornare a parlarci guardando avanti. Se vogliamo espandere diritti e libertà dobbiamo trovare forze nuove. Il trionfo di Vendola dovrebbe far riflettere tutti. Nichi non è un centrista. Spero che Sel abbia un bel risultato, che il centrosinistra regga e che con tutta la sinistra si possa riavviare una collaborazione proficua.
Escludi accordi sulle liste elettorali?
Non escludo nulla. Dipende dalle scelte regionali. Le liste sono un’opportunità e una necessità, il problema è il progetto politico. Con l’Arcobaleno abbiamo provato a unire tutto e non ha funzionato.
Conosci D’Alema da innumerevoli anni. La vittoria di Vendola è una sua sconfitta?
Mi sorprende la gestione dilettantesca della questione pugliese da parte del Pd. C’è un problema di metodo e di leadership. Ma come si fa a chiedere al presidente uscente di togliersi dalle scatole senza dare neanche un giudizio su quello che ha fatto? Gli hanno detto: levati di mezzo, ora tocca ai professionisti. Poi hanno provato con Emiliano e infine hanno riproposto Boccia. Intendiamoci, sono sospettoso delle primarie perché spesso sono state una scelta sulle persone e non sui contenuti. Però è insopportabile che le primarie siano a disposizione del principe che decide lui quando si fanno o no. Era evidente che in Puglia fossero l’unica soluzione pulita ed è stato un errore negarle fino all’ultimo. Vendola non ha fatto il Loiero, ha detto facciamole e accetterò il risultato. Questo lo ha rafforzato molto.
Che conseguenze immagini per il Pd?
Se si guarda alla politica con lo sguardo più lungo emergono molti interrogativi. Dopo il ‘98 l’Ulivo fu sciolto a Gargonza nel nome di un’idea socialdemocratica. Poi si perdono le elezioni del 2001 e allora nacque l’Unione: tutto il centrosinistra unito attorno a un programma di governo. Nel 2006 le elezioni si vincono per un soffio e si entra nella tempesta perfetta. Si sciolgono i partiti e si arriva al discorso del Lingotto di Veltroni, che è l’atto di morte precoce del governo Prodi, perché quando il partito di maggioranza dice «dalle prossime elezioni si va da soli» il governo è finito. Io ringrazio ancora gli dei per non avere aderito al Pd, ne vedevo la deriva a destra e l’idea di un blairismo fuori stagione… comunque, quando nacque dissero basta con le coalizioni confuse, bipartitismo, autosufficienza, primato del programma. Il Pd sbarca sinistra e socialisti, salva Di Pietro e radicali e nel 2008 prende il 33%. Un anno dopo ha preso il 27%, 4 milioni di voti persi. Fallita l’autosufficienza dicono «contrordine compagni», il bipartitismo non serve, c’è bisogno di un’alleanza strategica con l’Udc, senza peraltro che la politica craxiana dell’Udc lo richiedesse. Uniamoci a prescindere, come viene viene. Beh, Occhetto fu accusato di essere ondivago ma qui siamo al maremoto. Le alleanze si possono fare ma serve un’idea politica, se le fai solo per sommare i voti ti ammazzano.
Non c’è solo Vendola. Anche Bettin a Venezia è al 35%. La sinistra è scomparsa ma se trova i candidati giusti conquista buona parte del centrosinistra.
Abbiamo preso botte tremende ma alle europee abbiamo avuto due milioni di voti, più del 6%. Ce ne sono tanti di più nell’astensione. Spes contra spem, non può non esserci un campo, una forza, un partito, che non sia come la Linke. Il Pd non è in grado strutturalmente di rappresentare la sinistra.
Sinistra e libertà si trova al confine. Guardate più al Pd o alla vostra sinistra?
Mi aspetterei non dico un «big bang» ma un grande rimescolamento. Intanto lavoriamo a costruire una sinistra, mi auguro che il Pd ritrovi la strada che ha perso. Non sono per il tanto peggio, sono per il tanto meglio. Dobbiamo battere la destra.
Che ne sarà del dialogo con il Prc e i comunisti?
Li rispetto ma una linea puramente identitaria non porta avanti. In Puglia Rifondazione si è spesa molto ma dubito che tutta la sinistra possa ritrovarsi sotto gli antichi simboli. Dobbiamo tornare a parlarci guardando avanti. Se vogliamo espandere diritti e libertà dobbiamo trovare forze nuove. Il trionfo di Vendola dovrebbe far riflettere tutti. Nichi non è un centrista. Spero che Sel abbia un bel risultato, che il centrosinistra regga e che con tutta la sinistra si possa riavviare una collaborazione proficua.
Escludi accordi sulle liste elettorali?
Non escludo nulla. Dipende dalle scelte regionali. Le liste sono un’opportunità e una necessità, il problema è il progetto politico. Con l’Arcobaleno abbiamo provato a unire tutto e non ha funzionato.
Nessun commento:
Posta un commento